giovedì 17 marzo 2011

L'Italia e una festa che non ci serve a nulla

Non vorrei essere offensivo nei confronti della terra che mi ha dato ahimè i natali, ma oggi, 17 marzo 2011, credo non ci sia niente da festeggiare. Lo Stato ci ha voluto dare un giorno di riposo, anche questo inutile. Anzi, no. Perchè in questo modo chi ne ha avuto le possibilità si è programmato un bel ponte al calduccio, in qualche hotel a cinque stelle. Festeggiamo i 150 di unità nazionale proprio mentre dall'altro lato qualcuno cerca di disgregarla, questa nazione, che detto tra noi forse non sarebbe nemmeno sbagliato.
Perchè tra Nord e Sud ci sono troppe differenze. Culturali, sì, ma anche culinarie, ad esempio. Sono due mondi diversi. Da un lato ci sono le fabbriche, c'è il lavoro. Dall'altro miseria e disoccupazione. Ma è anche vero che al Nord la vita costa quasi il doppio di quanto costa quaggiù. Vabbò, non voglio uscire dal seminato con questo discorso.
Parlavo di questa festa. Tutti con il tricolore in mano. Ma questo patriottismo perchè non lo abbiamo nei restanti 364 giorni dell'anno? Forse ci gioverebbe ad avere un'Italia migliore. E poi, vogliamo parlare dell'ottimo servizio de "Le Iene"? Non c'era uno straccio di politico che sapesse un po' di storia italiana. Una pena tremenda. Alle domande poste dalla iena di turno si sono susseguite delle risposte a dir poco grottesche, degne del miglior Totò. Pensiamo al lauto stipendio che prendono e ci verrà da vomitare. Ma non è meglio se aboliamo la Camera e il Senato? Questo giorno di festa non ci serve. Soprattutto al Sud, dove non c'è proprio niente da festeggiare. Ci serve il lavoro, ci serve un welfare state degno di tale nome. Servono strade buone, aeroporti, fabbriche: solo così possiamo evolverci, progredire, aumentare il nostro reddito. Altrimenti in questo giorno libero che ci è stato concesso non saremo in grado nemmeno di comprare un vassoio di pasticcini ai nostri cari.

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