sabato 8 gennaio 2011

Siamo tutti come Gargamella?

Si sta fregando le mani e i suoi occhi sono lucidi. Non ci sono dubbi. Il malefico Gargamella sta architettando un altro dei suoi famigerati piani. Nella sua mente già vede l’acqua del suo pentolone in ebollizione. La carota l’ha messa, la patata pure, la cipolla tritata anche. Ma manca l’ingrediente principale, il puffo. E senza di quello la zuppa non si può fare.
Attenzione: trovare un puffo non è semplice, anzi. E’ complicatissimo. Ma Gargamella non è uno che si arrende, nè uno che ammette alternative nelle sue ricette. O quello, o niente. A volte sembra proprio vero che il mondo dei cartoni animati riflette la vita reale. D’altronde i disegnatori, coloro i quali decidono i soggetti e le trame di una storia, sono esseri umani. E quale migliore esempio possono avere se non la società in cui vivono per trarre spunto e avere qualche fonte di ispirazione? Quanti Gargamella abbiamo incontrato nella nostra vita, pronti a tutto per farci del male, per ingannarci, per sfruttarci? Pensiamoci bene. Questo personaggio creato da Peyo sul finire degli anni Cinquanta per fortuna non è stato certo uno dei più amati dai bambini, nè lo sarà in futuro (nel 2011 è prevista infatti l’uscita di un film in 3D con il ritorno da protagonisti dei Puffi e, stiamone certi, anche Gargamella avrà la sua parte): è vecchio, brutto, vive insieme al suo gattaccio Birba in un castello ormai abbandonato. Anche il suo aspetto è trasandato: veste un abito nero tutto rattoppato e la sua casa è priva di ogni suppellettile. Perchè per lui tutto è superfluo, ha solo un obiettivo nella sua mente. E’ un mago al quale però le magie riescono davvero raramente ed è addirittura considerato come una pecora nera in famiglia, per non essere riuscito a ripercorrere le orme di suo padre, il mago Baldassarre. Ha un tarlo nel cervello, come dicevamo: deve riuscire a catturare i puffi, e non solo per realizzare il sogno di mangiarseli. Ne ha bisogno perchè questi piccoli omini blu, bolliti nel veleno di serpente costituiscono l’ingrediente fondamentale nella formula della pietra filosofale che trasforma metalli vili in oro. Diamine! Diventerebbe ricco in un batter di ciglia. Questo Gargamella allora non vuole solo soddisfare i suoi gusti culinari... c’è molto ben altro dietro. Pensiamoci bene, allora, facciamo un po’ di introspezione e  non vestiamo i panni degli ipocriti. Anche noi faremmo di tutto per realizzare questa pozione. Non ci giriamo intorno: chi non vorrebbe essere ricco? Chi non vorrebbe soddisfare tutti i suoi desideri? Soprattutto nella società odierna, sempre più arrivista contro ogni principio morale, c’è sempre qualcuno che insegue il suo puffo. Un puffo che può essere rappresentato come un lavoro migliore, un posto di comando, un mucchio di soldi, una macchina di lusso. Si è pronti a tutto pur di farcela, anche se spesso e volentieri non ce ne accorgiamo neppure. C’è qualcuno che, al contrario di Gargamella, riesce a “catturarlo”, il suo puffo. Chi no. Ma non è questo il punto. Guardiamoci dentro, riflettiamo e cerchiamo di eliminare il Gargamella che è in noi. Altrimenti faremo la sua fine: soli, abbandonati, patetici. E non sarebbe certo la vita che desideriamo.

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