Un cono gelato, anche in pieno inverno, non si può mai rifiutare. Specie quando l’invito arriva da un amico fidato. Ma non è il cono gelato l’oggetto della discussione (o meglio, lo è stato al momento della scelta dei gusti). L’occasione era quella giusta per parlare dei problemi attuali dei giovani, ma non solo.
Queste guerre, queste tensioni che stanno nascendo in ogni angolo del mondo devono iniziare a farci riflettere. Il decadimento della società, rispetto al passato, c’è stato. Questo è fuori da ogni dubbio. Resterebbe da capire il perché, quali sono state le cause scatenanti. Ebbene il mio amico Ernesto non ha avuto dubbi: «Guardati intorno. Quante persone stanno consumando in questo bar e si stanno fermando a fare quattro chiacchiere come noi? Praticamente nessuno, tutti vanno di fretta, c’è sempre un tempo limite da rispettare e non c’è più tempo per stare insieme al prossimo. Ecco cosa manca secondo me: il dialogo». Mi venne d’istinto di smentirlo, perché in ogni caso non siamo muti. Ogni giorno ci confrontiamo con gli altri, abbiamo rapporti con chi ci sta vicino. Sbagliai di grosso. «Si, ma non è la stessa cosa. Di cosa parliamo? Di lavoro, di cosa mangiare, se fa freddo o meno. Non ci interroghiamo più su quali sono i nostri problemi reali, quelli che stanno portando questo mondo alla rovina». Ernesto era un po’ catastrofista, bisogna ammetterlo. Ma non aveva tutto sommato torto. «Tu pensa solo a cosa accadeva soltanto dieci anni fa. Quando dovevi pagare la bolletta della luce e alla posta trovavi una fila interminabile. Capitava di trovare sempre qualcuno con il quale scambiare due parole, di trovare un punto di contatto per ingannare il tempo. Certo, non si parlava di filosofia, di scienza o di religione, ma ritengo indispensabile il doversi confrontare faccia a faccia con qualcuno». Un po’ aveva ragione: ora siamo abituati a pagare tutto con un clic e l’unica fila che magari facciamo è quella per comprare il prosciutto al supermercato, se non ci accontentiamo di quello già incartato. Mi venne però spontaneo dirgli come i social network in fondo siano un’agorà virtuale, che anzi bisognerebbe privilegiare perché danno l’opportunità di parlare con più persone sparse in ogni angolo del mondo. «Su questo hai ragione – mi disse Ernesto un po’ colto in contropiede – ma vuoi mettere la gioia di stare seduti a parlare, proprio come stiamo facendo noi – guardando anche le espressioni facciali di chi ti sta di fronte? A volte sono una vera cartina al tornasole per capire se quel che stai dicendo piace o meno. Guardando il volto si possono capire molte cose, è più facile mascherare l’ipocrisia davanti alla tastiera di un pc». E su quest’ultimo tasto poi non aveva tutti i torti Ernesto, che in quell’ora passata al tavolino di bar (e io che rischiavo di far tardi al lavoro…) mi parlò praticamente di tutto. Dal calcio, avviato ad uno “spegnimento” nel tempo perché allo stadio non andrà più nessuno fra poco, fino ad entrare svisceratamente negli ultimi casi torbidi della politica nazionale. Su gente di destra che diventa di sinistra e viceversa. Insomma, una vera macedonia di argomenti. Su qualcosa avevamo la stessa linea di pensiero, su altri temi di discussione no. Ma insistette come la lingua sul dente che fa male sul confronto umano. «Ricordi cosa diceva Socrate? – mi disse per convincermi – Che «il dialogo è il sommo bene», è imprescindibile per gli uomini, anche se in verità non non definisce la verità una volta per tutte. Ma anche questo è importante, perchè la verità va sempre rimessa in discussione. Altrimenti non avremmo più di cosa parlare, non credi?» In realtà iniziavo a pensare che nel gelato avessero dosato male qualche ingrediente. La testa mi scoppiava, Ernesto aveva inserito nel mio cervello un numero tale di dati che probabilmente la mia “ram” non era sufficiente. Il tempo, per fortuna, mi dette una mano. Era arrivata l’ora di rompere quella conversazione perché era tempo di rientrare in ufficio. Nelle ore successive mi era rimasto in mente un termine che aveva citato parlandomi di Socrate, quello della maieutica. A poco a poco divenne un tarlo, volevo scoprire nel dettaglio cos’era quest’arte del filosofo greco. Dove andare a cercare se non su Wikipedia, non avendo sottomano nessun docente in materia? «Il termine maieutica viene dal greco maieutiké. Letteralmente, sta per “l’arte della levatrice” (o “dell’'ostetricia”), ma l'espressione designa il metodo socratico così come è esposto da Platone nel Teeteto. – leggevo sullo schermo - L’arte dialettica, cioè, viene paragonata da Socrate a quella della levatrice: come quest'ultima, il filosofo di Atene intendeva “tirar fuori” all'allievo pensieri assolutamente personali, al contrario di quanti volevano imporre le proprie vedute agli altri con la retorica e l'arte della persuasione». Chiamai Ernesto al telefono, per ringraziarlo, perché mi aveva dato l’input per questa ricerca, magari senza volerlo. E per dirgli che aveva ragione. E’ il dialogo quello che manca in questa società. Dove tutti cercano di convincerci su un determinato argomento con dei sermoni, dei lunghi discorsi, dei “documentari” ad hoc. Cercano di propinarci una verità, ma la verità la possiamo trovare soltanto dentro di noi. Ma dopo aver dialogato a lungo con qualcuno, eh, questo diciamolo se no Ernesto si arrabbia.
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