E' calato il sipario anche sul suo ultimo spettacolo. Enzo Cannavale, che non nego essere uno dei miei attori preferiti (che ci volete fare, uno di Scalea viene per forza influenzato dalla napoletanità!) ci ha lasciato alla fine della scorsa settimana. Non era un big, non era uno di quegli attori che ha guadagnato milioni e milioni di euro. Ma chi non si è fatto una risata con le sue battute, con i suoi piccoli gesti comici, a volte al limite del trash ma mai volgari.
Negli anni Ottanta tutti ricordano le sue pellicole "di serie B" (poi rivalutate nel tempo), i suoi duetti con Bombolo, le donne spiate attraverso il buco della serratura. Altri tempi, anche per lui, che era sbocciato alla scuola del grande Eduardo De Filippo. E scusate se è poco. Che aveva lavorato in teatro con Aldo Giuffrè e al cinema con grandi registi. Recitò in Nuovo cinema Paradiso, il film di Giuseppe Tornatore vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes del 1989 e dell'Oscar per il miglior film straniero e nel 1988 gli è stato assegnato il prestigioso Nastro d'Argento al migliore attore non protagonista per l'interpretazione in 32 dicembre di Luciano De Crescenzo. E chi ricorda questo film la sua interpretazione non la dimentica: è quella di un padre che alla vigilia di Capodanno non ha i soldi per comprare i botti per far felici i bambini, che non ha i soldi nemmeno per il cenone. Un comico deve anche saper far riflettere e Cannavale quella parte (ricordate l'umiliazione quando per avere 100mila lire dal fratello deve sopportare la cosiddetta "mezzora") la fece alla grandissima. Celebri anche le sue gag con Tomas Milian, altra icona trash degli anni Ottanta. La lista dei suoi film è lunghissima, mi pare siano 95. Cannavale mi è sempre piaciuto, l'ho sempre pensato come un grande lavoratore dalla immensa dignità. Uno che si è creato da solo e che ha avuto la fortuna ma anche il merito di lavorare con i più grandi. Curiosando sulla rete ho trovato una sua recente intervista rilasciata a Libero. Nella quale il giornalista gli chiedeva:
E gli amici la vengono a trovare?
«No, ma non perché non vogliono».
E perché allora?
«Perché nun ce stannò cchiu’! Sono morti».
Grande Enzo, ora sei tornato a fare le gag in Paradiso, insieme ai tuoi amici di sempre! Con quell'aria comica ma in fondo anche malinconica. Perchè nella vita non si può sempre ridere.
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